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Final Fantasy XIII | Episode Zero | Parte IV: Search

Capitolo 1

Fang sentì un brivido correrle lungo la schiena nel momento in cui iniziò a camminare tra le affollate vie del centro commerciale di Bodhum. Era perché si trovava esattamente nel bel mezzo del territorio nemico? No, non era per quello. Forse era perché la stavano seguendo? No, non era nemmeno quello il motivo. Si era già liberata degli inseguitori.
Le erano stati alle calcagna più soldati di quelli che avrebbe immaginato, ma per sua fortuna Euride era situata tra l’oceano e una catena di montagne. Aveva potuto nascondersi in molti posti e il terreno le aveva permesso di attaccare il nemico per poi tornare a sparire nella vegetazione.
Era stata fortunata e aveva trovato un’airbike che era stata lasciata incustodita. Ciò le aveva reso molto più facile muoversi rapidamente. Fang non aveva mai guidato un veicolo di Cocoon, ma in qualche modo era riuscita ad imparare a farlo osservando gli altri.
Viaggiare da Euride a Bodhum era stato abbastanza facile. Le due città erano collegate da una strada, e lei l’aveva percorsa, sebbene al calar della notte. Prima di raggiungere la città, aveva gettato l’airbike ad un lato della strada, e aveva proseguito a piedi per il tragitto che le restava. Al suo ritorno al tempio, era già mattina.
Ma Vanille non era lì. Il cibo che avevano portato al tempio non era stato toccato. Ciò doveva significare che non era tornata a Bodhum… oppure si stava ancora nascondendo dal nemico.
“Non preoccuparti. Non importa dove scappi, io ti troverò…” Era una promessa che aveva fatto molto tempo prima. Doveva trovarla il più presto possibile. Vanille probabilmente era sola e piangeva nel sonno, come sempre.
“Quella ragazza piange sempre…”, sussurrò. La sua voce stridette. Si era dimenticata di aver trascorso tutta la notte correndo, senza aver toccato né acqua né cibo. Aveva la gola secca.
Si avvicinò ad un distributore sul lato della strada e tirò fuori la sua carta di credito. Premette dei tasti a caso e si sentì sollevata nel sentire il suono della lattina che cadde nella piccola apertura del distributore.
Fang sapeva aprire quel genere di lattine. Erano un po’ diverse da quelle che avevano su Gran Pulse, ma non troppo diverse. Odiava ammetterlo, ma in effetti quelle di Cocoon erano più facili da aprire, una volta che ti ci eri abituato.
Mentre beveva la sua bibita, pensò a Vanille. In quel momento probabilmente era senza cibo e affamata. Avevano rubato due carte di credito, e Vanille ne aveva una, ma non avevano mai controllato se funzionasse. L’unica che avevano utilizzato era stata quella di Fang.
Il battito d’ali di un uccello fece irrigidire Fang. Era un uccello bianco, che si mise a volare da una parte all’altra; una volta, due volte… “Di nuovo?”, pensò Fang. Si trattava di quello strano uccello dallo sguardo umano che aveva già visto alcuni giorni prima. Un uccello insolito, ma sembrava averle portato fortuna. Dopotutto l’aveva visto anche quando lei e Vanille erano riuscite a procurarsi le carte di credito. L’aveva visto anche durante la sua fuga da Euride, quando aveva trovato l’airbike ed era riuscita a liberarsi degli inseguitori. Forse anche stavolta le sarebbe accaduto qualcosa di buono. Chissà, forse avrebbe trovato Vanille…
Fang scrutò la folla, sperando di vederla. Guardò le entrate di tutti i negozi, osservando le persone che uscivano.
“Mi sa di no…”, sospirò. Vanille non era nel centro commerciale, ma forse era andata in spiaggia. Lì c’erano ragazze che indossavano vestiti simili ai suoi; forse era andata lì in modo da non dare troppo nell’occhio. Dopo aver appoggiato la lattina vuota a terra, Fang si alzò e cercò di orientarsi. “Dov’era la spiaggia?…”
“Ehi, potresti almeno raccoglierla.”
Ignorò la voce alle sue spalle. Era meglio non avere a che fare con gli abitanti di Cocoon. Tanto sapeva di non dover temere di essere attaccata, neppure dando le spalle a quelle persone. Su Cocoon si era sicuri e tranquilli. Perfino i soldati che aveva visto il giorno prima a Euride erano quasi inesperti nel combattimento. Certo, si erano addestrati, ma nessuno di loro era dotato di vera esperienza.
“Aspetti un attimo, Miss Maleducata...”
Questa volta la voce veniva direttamente da dietro di lei. Che maldestra, non se n’era nemmeno accorta. Si fermò un attimo e guardò oltre le spalle del suo interlocutore. Fece come per girarsi, ma poi si scansò e si immise nella folla di persone. Nessuno le avrebbe sparato nel bel mezzo di un gruppo di persone. Gli abitanti di Cocoon non erano così impulsivi.
Non aveva visto quell’uniforme blu a Euride, ma sapeva che quello era un soldato. Le si era avvicinato senza che lei nemmeno se ne accorgesse. Era ben addestrato e sarebbe stato difficile scappare da quel tizio.
Fang corse fuori dal centro commerciale, ma non poté proseguire oltre. Se l’avesse fatto, sarebbe uscita dalla folla e ciò sarebbe stato pericoloso. Corse in un corridoio stretto e svoltò diversi angoli prima di arrivare ad un vicolo cieco, che lei tuttavia scavalcò facilmente.
Fang continuò a correre, finché non si accorse di aver corso alla cieca. Non c’era nessuno alle sue spalle; nessuno la stava seguendo. Emise un sospiro di sollievo. Fece una smorfia, le faceva male il petto. Aveva corso più di quello che pensasse e doveva riprendere fiato prima di proseguire.
Improvvisamente, sentì il terreno tremare e poi un colpo alla schiena. Qualcuno le era saltato alle spalle, ma se ne era accorta troppo tardi.
“Bastardo!”. Mise tutta la forza che aveva nelle sue braccia, per tentare di liberarsi, ma niente da fare… era in trappola. Le aveva bloccato le braccia e non poteva muoversi.
“Zitta! Non siamo tuoi nemici!”. Le tolse le mani di dosso. “Mi dispiace di averlo dovuto fare. Mi chiamo Rygdea. Faccio parte della Cavalleria… ehm, ovviamente non ne sai niente.”
Di fronte a lei c’era un uomo di bell’aspetto, ma con la barba lunga di qualche giorno. Avrà pur avuto un bell’aspetto, ma l’aveva pur sempre intrappolata. Era attento e abile: sapeva che non sarebbe mai stata in grado di sfuggirgli. Probabilmente era molto più forte di qualsiasi soldato che aveva incontrato nel corso della sua fuga.
“C’è qualcuno che vorrei farti conoscere. Per favore, vieni con me.”
Lei rimase ferma solo perché era già circondata: diversi soldati avevano le loro pistole puntate contro di lei. L’unico a distanza ravvicinata era Rygdea; tutti gli altri si tenevano a distanza di sicurezza. Patetici.
La ammanettarono e le misero una benda sugli occhi. Rygdea le mise gentilmente una mano sulla spalla, per guidare i suoi passi. Lei non poteva fare altro che seguire i loro ordini.
“Se non facciamo così, non ci seguirai mai senza fare storie. Ma non preoccuparti, non ci vorrà molto.”