In Final Fantasy XIV si è conclusa, dopo cinque patch, la saga di “Return to Ivalice”, ovvero una linea narrativa che, in termini di mero gameplay, ci ha fatto attraversare tre lunghi e difficili contenuti sotto forma di instance. In realtà è stata molto molto di più: un viaggio inatteso seguendo un racconto onirico, nostalgico e commovente che ha toccato il passato della saga e si rivolge senza indugio al futuro.

Una nuova Ivalice

La Patch 4.1, la prima dopo l’uscita di “Stormblood”, lanciò su FFXIV un contenuto che fu accolto con speranza, ma anche con tanti dubbi. Innanzitutto, considerando le linee narrative legate ai raid da 24 giocatori introdotte con “A Realm Reborn”, la Void Ark per molti non era stata all’altezza della Crystal Tower, pur culminando con uno spettacolare scontro con Diabolos. La paura che questo Return to Ivalice potesse essere una delusione era tangibile, per quanto si debba ammettere che la qualità di FFXIV è sempre stata una priorità per Yoshida.
Inoltre, c’è da aggiungere che si poteva anche immaginare che Return to Ivalice fosse soprattutto una mossa commerciale di Square Enix che aveva da poco lanciato sul mercato Final Fantasy XII The Zodiac Age: un’operazione nostalgia in quel momento sicuramente avrebbe portato interesse nei confronti di Ivalice e del dodicesimo capitolo della saga, che a livello internazionale non fu particolarmente amato ai tempi della sua uscita.

Comunque sia, la Patch 4.1 uscì con un artwork dedicato a Ramza e Delita, raffigurati con il tratto tipico di Final Fantasy Tactics e un titolo, “The Legend Returns”, che sembrava mirato proprio ai due protagonisti del vecchio gioco PS1. E convinse tutti: bellissimo raid, fantastiche musiche, storia coinvolgente anche per chi non aveva mai avuto il piacere di giocare i titoli in questione. Da tenere presente la collaborazione attiva sul progetto di Yasumi Matsuno, art director degli originali Final Fantasy Tactics e Final Fantasy XII.
La miscela di dettagli presi dal XII e dal Tactics, le citazioni più o meno evidenti e la grandiosità delle ambientazioni hanno fatto passare tutti i dubbi e ci hanno fatto attendere ansiosi il seguito della storia che sarebbe arrivata con la patch 4.3 e infine con la 4.5.
Oggi, a missione terminata, possiamo tirare un po’ le somme di questa scommessa che FFXIV fece con se stesso e con gli appassionati.

I protagonisti non muoiono mai

Return to Ivalice sin dalle primissime battute non solo ci catapulta nella desertica regione di Rabanastre, ormai in rovina dopo un attacco imperiale, ma ci mette subito davanti due personaggi molto importanti della saga: Ramza e Alma. Ovviamente tantissimi conoscono il primo, protagonista del Tactics recentemente comparso persino in Dissidia Final Fantasy NT. Presto però scopriamo lo stratagemma dietro la creazione di questa storyline: questi due personaggi hanno lo stesso nome di quelli di FF Tactics perché loro padre, Jenomis, studioso di antiche leggende e scrittore di drammi teatrali, era talmente appassionato di storia antica da averli chiamati così, in onore degli eroi di cui sta seguendo le tracce. Le ricerche di Jenomis sono proprio incentrate sulla storia di Delita, un eroe divenuto re per aver liberato il mondo dalla minaccia del male assoluto; lo studioso però aveva scoperto su un antico tomo considerato eretico che Delita non era solo nella sua missione, ma che fu aiutato da un eroe poi tenuto nascosto dalla storia, ovvero Ramza.
Come vedete, la trama gira su concetti già visti in Final Fantasy Tactics e ci porta a scoprire la verità su queste due versioni della storia, non senza ovviamente avere ulteriori problemi a causa di pietre magiche, Bangaa cacciatori di taglie, imperiali attaccabrighe ed Esper tutt’altro che inclini a concederci il passo.
Nel primo raid, quello ambientato a Rabanastre, già abbiamo avuto un assaggio di quelle che erano le intenzioni di Yoshida e colleghi: gli Esper sono identici a quelli del titolo originale e i combattimenti contro di loro sono davvero epici. Abbiamo poi personaggi di Ivalice rivisti e trasformati in letali boss e qualche novità, come l’inserimento di un nemico ripescato addirittura dal cut content di FF Tactics.
La storia poi ci porta al Faro di Ridorana, dove ha fatto la sua comparsa il mostro sacro (letteralmente) Yazmath; altro raid spettacolare che pesca a piene mani dal level design del XII e una storia che piano piano diventa sempre più intrigante.

Infine, la storia recente, di poche settimane fa: l’arrivo della patch 4.5 sancisce il termine della storyline di Ivalice, ma… wow, cosa non ci tocca affrontare! Nel Monastero di Orbonne ci si riempiono gli occhi di commozione nel rivedere versioni “upgradate” di Mustadio, Agrias e Orlandu tra i boss, degli scontri pirotecnici ed esaltanti, che culminano con l’ultimo combattimento, contro l’Angelo Ultima, l’High Seraphine che aveva guidato la rivolta contro gli dèi ed era stato condannato ad essere gettato sulla terra. La trama si evolve arrivando ad una conclusione commovente e davvero ispirata, con citazioni assolutamente toccanti per gli appassionati.

Contemporaneamente, la storia ci presenta Fran, che fa anche riferimento ad una principessa che sappiamo essere con ogni probabilità proprio Ashelia; l’apparizione della Viera è stata doppiamente gradita perché ha rappresentato anche la conferma dell’inserimento di quella razza nell’espansione 5.0 in uscita a giugno. Sì, perché Dalmasca non è solo limitata a questa serie di missioni e quest, ma fa parte integrante del mondo di FFXIV e arriverà come luogo visitabile in “Shadowbringers”. Questo ci fa immaginare altri scenari, altre ambientazioni e, magari, altre illustri comparse. Dove la Torre di Cristallo era una sorta di complemento della trama principale di A Realm Reborn e la saga della Void Ark qualcosa di completamente distaccato, qui abbiamo un Return to Ivalice che fa da precursore dei contenuti che usciranno da qui a pochi mesi, un primo sguardo su un mondo ormai prossimo e che già ci fa sognare.