Grazie a un codice offertoci da Nintendo, abbiamo potuto provare Octopath Traveler II su Nintendo Switch e ora, a distanza di una settimana dalla sua uscita, possiamo finalmente raccontarvi le nostre opinioni sull’ultima fatica di Acquire.

Octopah Traveler II: la recensione

Un intero mondo da scoprire. E tutto in 2D, anzi 2.5. È incredibile come dietro l’apparente semplicità di Octopath Traveler II ci sia una profondità che non ha nulla da invidiare alle triple A più attese.

D’altronde, ci deve essere un motivo se Acquire ha deciso di mantenere invariata la struttura del predecessore, limitandosi a qualche miglioria qua e là: forse il titolo va bene così, perché restituisce quel gusto di giocare e di perdersi, godendosi ogni singolo momento dell’avventura con i propri tempi. Un piacere che a volte tendiamo a perdere.

Gli otto eroi di Octopath Traveler II

Ancora una volta potremo scegliere di partire seguendo le vicende di uno degli otto personaggi disponibili: il mercante Partitio, la ladra Throné, la danzatrice Agnea, il chierico Temenos, la speziale Castti, la cacciatrice Ochette, il mago Osvald e il guerriero Hikari.

Già dalla composizione del cast si possono cogliere alcuni accorgimenti che rendono l’idea della cura con cui sono stati pensati. Questa volta, ad esempio, al posto della tradizionale guaritrice, fragile ma determinata, abbiamo Temenos, un inquisitore che più che essere un esempio di devozione e spiritualità è un campione di ironia. Si tratta di una piccola variazione, ma che contribuisce a rendere un po’ tutto l’impianto narrativo più fresco a godibile. Completato il primo capitolo della storia del nostro protagonista, potremo iniziare letteralmente il nostro viaggio nel continente di Solistia.

Un open world a turni

“Letteralmente”, perché il gioco dà davvero l’impressione di essere partiti per un viaggio e di vagabondare di città in città, mentre si accompagnano gli otto eroi verso la loro prossima meta. Sembra quasi di giocare a un open world in due dimensioni, dove sta a noi scegliere quale sarà la prossima tappa, se fermarsi per completare una quest aggiuntiva o deviare per qualche sentiero alla ricerca di forzieri, oggetti o di una semplice scusa per incappare in incontri casuali e accumulare punti esperienza.

È un senso di libertà fittizio, in un certo senso, perché alcune aree, dove il livello dei nemici è molto più alto del nostro, rimarranno quantomeno sconsigliabili da visitare nelle prime fasi del gioco. Ciò nonostante la quantità di villaggi da esplorare e di storie da seguire sin dalle prime ore è tale da rendere questo limite quasi trascurabile.

Non mancano nemmeno gli stimoli per esplorare: per poter equipaggiare ogni personaggio con classi secondarie, infatti, bisognerà trovare e recarsi nelle otto gilde sparse per Solistia (far visita ad altrettanti santuari, invece, permetterà di imparare un’abilità “EX”, una per ogni protagonista). Anche il sistema di combattimento si rivela molto più complesso e coinvolgente di quanto ci si potrebbe aspettare. Sì, in Octopath Traveler II ci sono ancora turni e incontri casuali e ancora una volta dovremo sfruttare i punti deboli dei nemici per abbattere le loro difese e colpire poi con le abilità più potenti nel nostro arsenale.

A ogni personaggio, però, possono essere assegnate una classe primaria e fino a due classi secondarie. Già questa piccola modifica apre a svariate possibilità: potremo rendere Throné una ladra guerriera, versatile nell’uso delle armi e magari in grado di ricorrere se necessario alle abilità degli speziali. Oppure, dare a Osvald la possibilità di recuperare HP e MP utilizzando una skill che fa parte del repertorio dei mercanti.

Questo, però, non significa che, raggiunte le fasi finali del gioco, utilizzare un viaggiatore al posto di un altro sarà differente. Ogni personaggio, infatti, mantiene una sua unicità grazie ad alcuni comandi acessibili solo a lui: Ochette è in grado di catturare e schierare in battaglia i mostri incontrati in precedenza. Sempre la cacciatrice, all’inizio del suo viaggio dovrà scegliere un animale guida: un gufo o un dingo. La scelta non avrà grosse ripercussioni sulla trama, ma a livello di gameplay permetterà alla ragazza di riuscire sempre a colpire una debolezza elementale (connessa a una delle magie presenti nel gioco) o fisica (legata a una delle varie armi utilizzabili dagli eroi). Un particolare che, in combinazione con le classi giuste, può rendere il personaggio particolarmente adatto ad affrontare avversari di un certo tipo o una sorta di jolly utile in ogni situazione. Non finisce qui, perché a tutto questo repertorio si aggiungono poi i “Poteri latenti”, sostanzialmente le limit break di Solistia. Il tutto viene presentato a piccoli passi, così senza neanche accorgersene dopo poche ore ci si scopre a passare da un menù all’altro senza alcun tipo di trauma o difficoltà, ma soprattutto senza provare noia anche dopo decine di combattimenti.

Gli sviluppatori hanno cercato di rendere le battaglie più coinvolgenti anche giocando con le inquadrature: in alcuni momenti  la telecamera infatti si sposterà alle spalle dei personaggi rendendo il tutto più drammatico e a tratti epico.

Otto storie in pixel art

Anche graficamente, il gioco è estremamente piacevole da guardare. L’HD-2D, il termine coniato da Square Enix per definire questi giochi dove gli sprite dei personaggi a 16 bit si muovono in ambienti poligonali con effetti ad alta definizione, non delude e, anzi, continua a stupire. Dai canyon alle città abbarbicate su montagne, ogni ambientazione è un piccolo capolavoro di pixel art. Nei vostri pellegrinaggi vi capiterà di fermarvi, il joystick ancora tra le mani, ad ammirare una cascata o il paesaggio notturno di qualche villaggio, non perché siano particolarmente realistici, ma perché sono dei piccoli quadretti, lo sfondo perfetto per lo smartphone o per lo schermo del computer.

Uno degli aspetti maggiormente criticati dai giocatori ai tempi del capostipite della serie era la scarsa interazione fra i protagonisti, che si limitavano a commentare gli eventi legati a questa o quella vicenda tramite dei siparietti opzionali. Un’impostazione che Acquire ha deciso di lasciare invariata anche nel sequel: le otto storie proseguono su “binari paralleli”, con gli NPC (alleati e antagonisti) che si ritrovano ad avere un ruolo più importante nell’arco narrativo del singolo eroe.

Per mitigare un po’ il senso di alienazione,  sono state inserite delle missioni secondarie che hanno come protagonisti una coppia di personaggi: Throné e Themenos, Osvald e Partitio, Castti e Ochette, Hikari e Agnea, Un’aggiunta gradita, anche se alla fine il risultato non cambia: nei momenti cruciali delle loro singole avventure, gli otto viaggiatori rimangono soli.

Conclusione

Eppure, ogni arco narrativo è godibile: in ogni storia ritorna quel senso di cura che la rende piacevole da seguire e appassionante. E alla fine forse va bene così: si rinuncia a vedere i personaggi comparire insieme in cambio di un’antologia di avventure in cui gli otto eroi sono tutti comprimari e nessuno ha più “screen time” degli altri. Insomma, di bidimensionale Octopath Traveler II non ha nemmeno i fondali e il gioco vale decisamente la candela. In più di un senso.