Una perdita netta di 3,73 miliardi di yen, la dipartita di un director del calibro di Hajime Tabata e la cancellazione di tre degli ultimi quattro DLC previsti per Final Fantasy XV. Sono queste le notizie piombate come macigni su Square Enix e sui suoi fan poco più di una settimana fa e che sembrano quasi aver catapultato la società in un nuovo periodo di incertezza o, se vogliamo, in un prolungamento di quello iniziato oltre dieci anni fa

Tra queste, la notizia più sorprendente è quella che lo scorso 31 ottobre Hajime Tabata ha lasciato Square Enix e Luminous Productions, ufficialmente allo scopo di imbarcarsi in nuovi progetti personali, tra cui l’apertura di un proprio studio di sviluppo. Tabata, nel bene e nel male, è stato il volto di Final Fantasy XV dalla fine del 2014 ad oggi e l’abbandono da parte sua della software house giapponese sancisce la prematura morte del gioco, che secondo i piani avrebbe dovuto incarnare il concetto di “game as a service” almeno fino alla fine dell’estate 2019: dei contenuti aggiuntivi che sarebbero andati a comporre un secondo Season Pass denominato “The Dawn of the Future”, sopravvivrà soltanto Episode Ardyn, quello che sicuramente, tra tutti i DLC, era quello che si trovava ad uno stadio più avanzato dello sviluppo.

Screenshot dal teaser trailer di Episode Ardyn, unico sopravvissuto tra i DLC dell’arco narrativo “The Dawn of the Future”, che avrebbe dovuto racchiudere anche gli episodi dedicati a Lunafreya, Aranea e Noctis.

Ma non è tutto: Tabata aveva rivelato a Polygon pochi mesi fa che lui e il suo team avrebbero realizzato i nuovi DLC di FFXV con l’intenzione di «creare un legame attivo con i giocatori», cioè di «costruire qualcosa di nuovo con gli utenti, creare una diversa possibilità nella direzione che la storia di FFXV potrebbe prendere. Sarà qualcosa di inedito e piuttosto entusiasmante da realizzare» aveva spiegato l’ex director. Di più: aveva accennato addirittura all’idea di «portare FFXV al di fuori dello schermo» per «provare in qualche modo a renderlo giocabile nel mondo reale». Qualsiasi cosa questo potesse significare, rimarremo inevitabilmente con la curiosità di vedere queste idee applicate a Final Fantasy XV, ma non è affatto escluso che Luminous Productions attraverso i suoi progetti segua il percorso tracciato da Tabata.

Proprio Luminous Productions, società nata soltanto lo scorso marzo dalla Business Division 2 (il team che ha sviluppato FFXV), è stata indicata da Square Enix come la causa dell’ingente perdita straordinaria iscritta a bilancio nel primo semestre dell’anno. «Square Enix Holdings – si legge nella nota diffusa dalla società in data 7 novembre – ha deciso di intraprendere una profonda revisione della business strategy per la sua controllata Luminous Productions Co., Ltd. Questa decisione ha portato a una perdita straordinaria di 3,733 miliardi di yen». Nella relazione si legge anche che la perdita è stata determinata dalla «cancellazione della porzione di contenuti relativa a videogiochi che erano in fase di sviluppo», nonché dall’ammortamento delle attività immateriali. La perdita di cui stiamo parlando, circa 29 milioni di euro, è tutt’altro che insignificante, dato che con tale somma diverse software house (inclusa Square Enix) sarebbero in grado di realizzare un titolo di medie dimensioni. Fatichiamo dunque a credere che sia stata originata soprattutto dall’eliminazione di tre dei quattro DLC di FFXV; secondo noi, è più probabile che sia stata causata dal restringimento delle mire di diversificazione di Luminous Productions: non è affatto un segreto che l’obiettivo dell’azienda non fosse soltanto quello di creare videogiochi, bensì quello molto più ampio di «offrire contenuti di intrattenimento innovativi ad un pubblico internazionale», per citare proprio la nota stampa con cui Luminous Productions si presentò al pubblico. Coerentemente con questa “mission”, l’azienda a inizio anno realizzò delle scene in computer grafica per un documentario intitolato “Jinrui Tanjo” (la nascita dell’umanità), che venne trasmesso in più parti dal canale giapponese NHK lo scorso aprile.

Immagini da 「人類誕生」, documentario trasmesso dall’emittente giapponese NHK.

Se le ultime relazioni sulla gestione pubblicate da Square Enix tradiscono una palese mancanza di idee chiare sulle misure da adottare a fronte dei rapidi cambiamenti del mercato videoludico, a nostro avviso è positivo che il documento che ha accompagnato gli ultimi risultati finanziari abbia messo nero su bianco che il publisher ridurrà il numero di produzioni destinate a dispositivi mobili per concentrare i propri sforzi nella realizzazione di titoli AAA. D’altronde, negli ultimi anni sono stati parecchi i giochi mobile che hanno incassato risultati così deludenti da vedersi privare del supporto di Square Enix solo pochi mesi o al massimo un anno dopo la loro uscita: ricordiamo ad esempio Justice Monsters Five, King’s Knight (entrambi appartenenti all’universo di Final Fantasy XV) e Final Fantasy Meli-Melo, mentre è notizia di ieri che il prossimo gioco a subire la chiusura sarà Final Fantasy Explorers-Force il prossimo 19 febbraio.

Allo stesso tempo, ci sembra che la società non abbia ancora capito che per realizzare titoli ambiziosi servono mezzi adeguati. Questa ostinazione nel volere “la botte piena e la moglie ubriaca” è comprovata da una dichiarazione che il CEO di Square Enix fece circa un anno fa parlando con gli investitori di Left Alive, gioco in uscita tra febbraio e marzo del prossimo anno: «Vogliamo trasformarlo in un brand tripla A, ma questo non significa che vogliamo dedicargli ingenti costi di sviluppo» disse Matsuda. Ci auguriamo ovviamente che il gioco goda di tutto il successo possibile ma, secondo il nostro modesto parere, non basta strizzare l’occhio ai fan di Metal Gear Solid perché un titolo che dai trailer mostrati finora non appare tecnicamente eccelso compia un mezzo miracolo: occorre stanziare un budget di tutto rispetto e, possibilmente, affidare lo sviluppo ad uno studio che abbia creato almeno un gioco di alto livello. Non solo: se Square Enix vuole davvero perseguire la filosofia dei giochi “service-based”, deve capire che è imprescindibile possedere un maggior numero di studi e di dipendenti: per fare un rapido confronto, aziende come EA e Ubisoft hanno tra i 9.300 e i 14.000 dipendenti in tutto il mondo, mentre Square Enix ne ha “soltanto” 4.300, tra i quali sarebbe interessante capire quanti sono gli sviluppatori veri e propri.

Non sorprende quindi che per lo stesso Final Fantasy XV Square Enix abbia fatto affidamento anche sull’aiuto di società terze, e che per Final Fantasy VII Remake sia tuttora alla ricerca di nuove reclute da inserire nel team di sviluppo, tra l’altro non senza difficoltà: lo scorso maggio Matsuda disse che il numero di studi di sviluppo giapponesi di terze parti in grado di creare giochi su console era in declino e che Square Enix faceva molta fatica a reclutare nuovi sviluppatori.
Per inciso, anche Luminous Productions sta cercando di ampliare il proprio personale, ma se soltanto un mese fa il sito dell’azienda ospitava una quindicina di offerte di lavoro, oggi ne ospita soltanto tre. È probabile tuttavia che questa forte riduzione della domanda dipenda non tanto da avvenute assunzioni, quanto piuttosto dal ridimensionamento delle ambizioni di diversificazione di Luminous Productions cui abbiamo accennato poco fa. Se le cose stanno effettivamente così, non possiamo che essere d’accordo con tale scelta.

Oltre che investire meglio e di più dove è necessario, riteniamo infatti che Square Enix debba ridurre il numero di progetti nei quali avventurarsi simultaneamente. Guardando alla storia recente, ci sembra evidente che l’azienda sia in grado di concentrarsi soltanto su pochi grossi titoli per volta affinché questi raggiungano un livello di qualità tale da permettere loro di riscuotere successo nel lungo periodo. Oltretutto, piccoli progetti a basso budget come il recente The Quiet Man non sono altro che lesivi per l’immagine dell’azienda.

Il fatto poi che il numero di giochi prodotti internamente da Square Enix e destinati alle console casalinghe sia ancora relativamente ridotto e che tra quelli in sviluppo vi sia un remake – non un remake qualsiasi, ma quello del suo gioco di maggior successo di sempre – sembra rivelare un certo impasse creativo. Fortunatamente, nel portfolio della società non mancano del tutto titoli in grado di portare una ventata di freschezza, quali NieR: Automata, Octopath Traveler e, quantomeno dal punto di vista del gameplay e della varietà, Kingdom Hearts III, oltre a giochi solidi e di successo come Dragon Quest XI e Final Fantasy XIV che, dopo la presentazione della sua terza espansione, sembra ancora lontano dallo scendere la china.

Il progetto Avengers e Project Prelude Rune: il primo è sviluppato da Crystal Dynamics, il secondo da Studio Istolia, capitanato da Hideo Baba, già produttore della serie Tales of.

In conclusione, possiamo dire che, come sempre, è difficile prevedere cosa riservi il futuro per Square Enix. In termini di sviluppo e di comunicazione, l’azienda ha dimostrato di saper fare sia del proprio meglio che del proprio peggio. Speriamo naturalmente che Kingdom Hearts III e Final Fantasy VII Remake soddisfino le aspettative e che sia il progetto dedicato agli Avengers sia Project Prelude Rune si rivelino interessanti, ma è presto per dirlo. È ancora più difficile prevedere se la scommessa di Square Enix sulla nuova IP nelle mani di Luminous Productions si rivelerà vincente o meno. »Stiamo facendo continui passi avanti nella realizzazione di un titolo completamente nuovo – è stata la promessa fatta pochi giorni fa da Takeshi Aramaki, direttore dello sviluppo di Luminous Productions -. Non vediamo l’ora di mostrarvelo e speriamo che anche voi attendiate con impazienza questo annuncio» ha aggiunto. Parole che lasciano intuire un futuro non troppo lontano ma che, provenendo da Square Enix, vanno inevitabilmente prese con le pinze. Ricordiamo che solo un anno fa Shinji Hashimoto, brand manager per la serie Final Fantasy, aveva promesso che il 2018 sarebbe stato un anno grandioso per Final Fantasy, con la pubblicazione di “diversi nuovi titoli”. Eppure, l’E3 2018 è stato uno dei più deludenti degli ultimi anni, a maggior ragione se si pensa che l’anno del trentesimo anniversario della serie volgerà al termine il 18 dicembre senza che sia stato fatto il benché minimo annuncio da parte di Square Enix…