Tetsuya Nomura, character designer e director di Kingdom Hearts III, ha concesso recentemente una breve ma interessante intervista al portale italiano Everyeye. Nell’intervista è stato chiesto a Nomura se KHIII sarà effettivamente il capitolo più “dark” dell’intera serie, e questa è stata la risposta del director:

“La battaglia contro Xehanort, che ha preso vita nel primo gioco della serie, giungerà finalmente a conclusione; inoltre, dal momento che il viaggio che sta percorrendo serve a Sora per lenire il dolore per aver perso i suoi amici in passato, l’atmosfera generale sarà davvero drammatica, perlomeno in alcune fasi, rispetto ai capitoli precedenti.
In realtà, credo che in fin dei conti la trama di Kingdom Hearts 3 non sarà davvero così cupa. Né le relazioni tra i personaggi, sia tra quelli principali che tra i protagonisti dei vari mondi, ma neanche il viaggio di Sora al fianco di Paperino e Pippo saranno particolarmente oscuri. Anzi, vi dirò: potrebbe addirittura strapparvi più risate che in passato! In tal senso, dunque, potremmo dire che sarà una storia davvero di ampio respiro, ben bilanciata tra l’aspetto drammaturgico e quello comico“.

Riguardo alle scelte di design riguardanti i personaggi del gioco, Nomura ha ammesso di essersi ispirato ad alcuni degli abiti in suo possesso: “Il più delle volte – ha detto – mi ritrovo a comprare tanti vestiti che mi piacciono, li provo e mi ispirano. E infatti ci sono state delle occasioni, in passato, in cui ho utilizzato come character design per alcuni personaggi alcuni abiti che avevo acquistato per me. Un esempio piuttosto esaustivo lo ritroverete proprio in Kingdom Hearts 3 e riguarda l’aspetto che avrà Sora nel mondo de I Pirati dei Caraibi: il design della sua giacca da bucaniere, infatti, è ispirato a un mio cappotto!”.

Gli abiti dei protagonisti, ad ogni modo, “non avranno alcun effetto sul gameplay o sulle fasi di combattimento”, ha precisato Nomura. “Il tipo di battaglia che potrete gestire dipenderà esclusivamente dall’utilizzo dei Keyblade. La forma che assumeranno è la rappresentazione stessa di questa novità e non avrà alcun effetto diretto sui personaggi”.

Il giornalista di Everyeye ha poi chiesto a Nomura quale sia stato il processo di creazione dei mondi presenti nel gioco. “Per questo capitolo – ha spiegato il director – il team di sviluppo ha messo nero su bianco un gran numero di idee. Partendo dal flusso di proposte arrivate da tutto lo staff, io ho poi aggiunto i miei spunti personali per far sì che i concept arrivassero a una certa completezza. Ciò non significa che le idee degli altri sviluppatori non abbiano giocato un ruolo importante, anzi: quando, in origine, abbiamo iniziato a selezionare i mondi che avremmo inserito, ho chiesto personalmente a ciascuno di essi di propormi una presentazione che avrebbe illustrato come doveva essere giocato ciascun mondo. La selezione finale, che ovviamente ha premiato le idee migliori, su quali realtà Disney avrebbero fatto parte del gioco finale è avvenuta in base a questo criterio”.

Dai video mostrati finora, ha osservato Everyeye, la Gummiship sembra essere l’unica feature a non aver subito particolari modifiche rispetto al passato. È lecito invece aspettarsi qualche sorpresa al riguardo? “Nel primo gioco – ha risposto Nomura – la Gummiship aveva un significato fortemente simbolico. Nel secondo capitolo, invece, è finita col diventare una specie di attrazione da luna park. Questa volta, invece, lo spazio in cui si potrà muovere l’astronave vi sembrerà molto più espanso e del tutto simile alla mappa di un gioco di ruolo. Chiaramente abbiamo aggiunto alcune opzioni di personalizzazione e riproposto le sezioni di shooting, che rendono la Gummiship quel che è. Ma abbiamo introdotto anche una serie di nuovi elementi grazie a una sezione specifica del team di sviluppo che ci ha lavorato su. In sostanza, quindi, l’elemento dell’esplorazione ora è molto più profondo“.

Per finire, il giornalista ha posto una domanda relativa al lavoro di adattamento e traduzione del gioco, argomento su cui Nomura si era espresso anche nel corso di un’altra recente intervista.
“La sfida più ardua – ha detto il director ad Everyeye – non riguarda tanto le differenze tra il franchise di Kingdom Hearts e altri brand. Quando dirigo un gioco, chiedo che venga applicata una traduzione il più diretta e fedele possibile, non importa quanto sia complesso il soggetto. Ciò implica la questione su quale delle due localizzazioni (giapponese o inglese) risulti la migliore. La verità è che, soprattutto per Kingdom Hearts, una traduzione errata o carente rischia di compromettere la comprensione di tutta la storia, ed è questo il motivo per cui ci tengo così tanto. Sull’altro piatto della bilancia, però, capisco anche le dinamiche che caratterizzano l’approccio del team predisposto alla localizzazione del gioco, che sono piuttosto complicate. In fondo, non è una questione di cui posso occuparmi in prima persona, quindi preferisco lasciare queste problematiche agli altri”.

 

Kingdom Hearts III sarà pubblicato in Europa il 29 gennaio 2019, su PlayStation 4 e Xbox One.