Una storia lunga 32 anni, oltre 140 milioni di vendite in tutto il mondo, decine di spin-off, remaster e remake: sono poche le serie videoludiche che possono vantare numeri di questo tipo e una di queste è Final Fantasy.
Intervistato dall’Hollywood Reporter, Shinji Hashimoto, produttore esecutivo di Final Fantasy VII Remake, ha parlato dei motivi per cui la serie continua ad essere popolare e si è soffermato sul diverso approccio adottato da Square Enix nel realizzare i remaster e i remake dei propri titoli.

«Voglio sempre trattare le versioni originali con molto rispetto – ha spiegato Hashimoto -, in parte per via della grandissima attenzione e passione che i membri del team originale hanno dedicato ad esse. E non mi riferisco all’hardware, ma più a cose come tutte le riflessioni che hanno portato alla pixel art originale. Cose che sono state create allora specificamente per i vecchi schermi televisivi, i controlli, i problemi che non potevano essere risolti all’epoca: queste sono le cose che vogliamo rivedere e fornire nei nostri remaster, apportando le modifiche necessarie affinché si adattino ai tempi correnti e possano essere giocati anche dalle generazioni più giovani. Riguardo alle differenze tra un remaster e un remake, in un remake si ricostruisce la versione originale dall’inizio alla fine. Si tratta in verità di un compito piuttosto arduo, e non è qualcosa che può essere fatto per più giochi contemporaneamente. Voglio affrontare i nostri piani futuri, che ovviamente includono Final Fantasy VII Remake, con la speranza che anche i giocatori che amano gli originali possano amare i remake».

Shinji Hashimoto a Lucca Comics & Games 2018.

Hashimoto, che da quest’anno è a capo della Media & Arts Business Division di Square Enix, ha proseguito spiegando ancor meglio come si svolge il procedimento di rimasterizzazione di un titolo: «Dopo aver analizzato le vecchie sorgenti di dati, ci riuniamo con i creatori originali e discutiamo di quali parti rivedere per adattarle ai tempi moderni. Ovviamente controlliamo eventuali problemi, ma ci sono anche casi in cui il rapporto schermo 4:3 di una volta è stato aggiornato per essere a 16:9, ad esempio, oppure casi in cui i riferimenti culturali sono stati modificati per essere maggiormente adatti ai tempi attuali».

Una delle maggiori sfide legate ad operazioni di questo tipo è quella di riunire i membri dei team di sviluppo originali, ha detto Hashimoto, aggiungendo: «Se i membri originali esprimono il desiderio di fare certe cose in un determinato modo, a volte finiamo con il rivedere diversi punti. Detto questo, la regola fondamentale è assicurarsi che le revisioni rispettino sempre la versione originale del gioco».

Screenshot tratti dalla versione Steam di Final Fantasy IX.

Parlando in particolare dei recenti porting di Final Fantasy IX su Switch e altre console, Shinji Hashimoto ha voluto sottolineare che queste versioni del nono capitolo della serie non si basano sulla versione mobile pubblicata nel 2016: «Per iniziare – ha detto -, abbiamo utilizzato come base il Final Fantasy IX originale e ricreato il gioco usando il motore Unity. Usando questa versione come base, abbiamo creato la versione mobile, così come le versioni Steam e Switch. Di conseguenza, non è corretto dire che queste versioni si basano sulla versione mobile; piuttosto, si basano sulla versione creata su Unity. La versione mobile è stata pubblicata per prima, quindi molte persone pensano che quella sia stata utilizzata come base, ma in realtà non è così. Inoltre, non è detto che procederemo nello stesso modo anche per altri titoli: nel realizzare i porting usiamo il metodo più adatto per ciascun gioco».

Per finire, Hashimoto ha detto di essere consapevole delle varie richieste in materia di remaster e ripubblicazioni di titoli da parte dei fan, ma ha messo le mani avanti ribadendo che «sviluppare diversi giochi simultaneamente è molto difficile. Di conseguenza, ascoltiamo le opinioni dei fan e trattiamo ciascun titolo con attenzione, ma teniamo conto anche della strategia dell’azienda» ha concluso.